Cosa leggo

Sull’elefante con il prof. Pico Pane

Narrativa – L’ULTIMO ELEFANTE di Pino Pace. Ed. Giunti Junior

Ok, devo rimettermi pesantemente a dieta. Questa consapevolezza, raggiunta la settimana prima di Natale, nel pieno di un tour di cene aziendali, non può che avere un carattere tragicomico. Ma, credetemi, non è un problema a poco e così, per consolarmi e nello stesso tempo per rafforzare il mio intento, decido di affidarmi alla lettura. Alla lettura sì, ma di cosa? Attratto dal contenuto storico, e dal titolo che è un ottimo memento per la mia dieta, prendo “L’ultimo elefante” di Pino Pace e, con un sospiro, inizio a leggere. Ovviamente non è un libro in cui si parla di diete, anche se a dir la verità il protagonista Mes, un ragazzo di 12 o forse 13 anni, di fame ne patisce parecchia quando, rapito dal suo villaggio in Gallia, viene obbligato a seguire l’esercito di Annibale in marcia verso Roma e diventa mahaba, conduttore d’elefanti. E qui cominciano i problemi. Eh sì perché Pino Pace, mannaggia a lui, ha scritto un gran bel libro. Conoscevo Pino Pace per le mirabolanti avventure del professor Pico Pane a caccia di stranissime bestiacce sulla terra e nello spazio, e l’ho ammirato (forse sarebbe più sincero dire “l’ho invidiato” ma, suvvia, sotto Natale s’ha da fare i buoni…) per i suoi bellissimi haiku (no, dico, questo qui: “cade dal cielo/il pupazzo di neve/fiocco a fiocco” non è geniale?). Ma “L’ultimo elefante” mi è piaciuto un sacco, e l’ho divorato: i libri come questo sono buoni, non contengono zuccheri né proteine, sono un ricostituente per la mente e aumentano la massa muscolare del cuore. L’aspetto storico nel libro è sicuramente presente e ben sviluppato (offerto con discrezione, tanto da invogliare approfondimenti e facilitare l’innamoramento per la materia), così come lo svolgimento della vicenda che ne fa un ottimo romanzo di formazione. Però ciò che rende questo lavoro davvero di grande valore sono altri due aspetti: parla di guerra con sensibilità ma senza retorica, il che al giorno d’oggi è segno di grande intelligenza e libertà intellettuale, e racconta una storia tutta al maschile facendolo in modo ruvido, sobrio, spartano, tanto che a tratti mi venivano in mente i Commentarii di Cesare. L’io narrante è quello del protagonista, reso magistralmente nel modo di affrontare da adolescente -tempeste ormonali comprese- una situazione così difficile: il godibilissimo aspetto avventuroso/muscolare è comunque equilibrato da suggestioni profonde, in un mix molto gradevole. Fra i personaggi complementari una citazione di simpatia va a Sileno, intellettuale eccentrico in ambiente militaresco. E il confronto fra Cartaginesi e Romani? La grandezza concreta della civiltà romana viene rappresentata da una villa e i suoi bellissimi affreschi, e la maestà iconica di Annibale è descritta, più che Annibale medesimo, dal suo cane infernale Rojo.
Insomma, “L’ultimo elefante “ è il libro equilibrato e intelligente, da maschi, che avrei voluto leggere quando ero un ragazzino di 12 o forse 13 anni, ma va benissimo anche quando si ha un’età che è un multiplo di quelle!

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