Cosa leggo

La nemesi del secondo

Narrativa – L’INGANNO DELL’IPPOCASTANO di Mariano Sabatini. Ed. Salani

Lo ammetto, sono uno snob. E forse per questo, quando un romanzo ha successo, anche se l’ho letto, non ne parlo subito, ma dopo, quando cioè il romanzo ha raggiunto eccellenti livelli di vendite e magari vinto premi prestigiosi come il Flaiano e il Romiti. Quando cioè molti l’hanno letto, in tanti ne hanno parlato, e io posso scriverne liberamente, perché ormai faccio poco danno.
Ma la decisione non è mai gratuita, nel senso che il romanzo suddetto, per deciderne di scriverne appunto, deve avermi colpito. Sennò, dove sta il divertimento? A volte basta poco, una immagine, una suggestione, quello che io chiamo “un profumo”. E scatta l’amore. Amore altrimenti onanistico, se non se ne fa una recensione, a questo punto dovuta.
E’ il caso de “L’inganno dell’ippocastano”, di Mariano Sabatini, ed. Salani, che mi ha colpito per un aggettivo. Avete presente i gabbiani, no? Simbolo di libertà e indipendenza, tutti inevitabilmente maschi, con nomi inglesi cool tipo Jonathan o Livingston o tutt’e due assieme, voce britannicamente cacofonica, imbiancati, penne e arie, visione idilliaca da Gente o meglio Grand’Hotel. Bhé, visti da vicino fanno paura, i gabbiani, sono degli uccellacci sgraziati, lanciano versi raccapriccianti, hanno il becco adunco e occhi da squalo. Perciò, leggere: “i gabbiani planavano sul Tevere, di tanto in tanto lanciando gemiti maligni e tuffandosi in acqua, dopo essere rimasti quasi in sospensione sfruttando la brezza” mi ha conquistato. Leggere quel “maligni” è stato come darmi un cinque con l’autore, e ho pensato che sì, Mariano Sabatini è un ottimo scrittore, e “L’inganno” un buon libro da leggere. Soldi ben spesi, urrà! Impressione peraltro confermata proseguendo nella lettura: un buon libro, che sa calare la realtà nella pagina stampata con efficacia, assicurando al lettore appassionato di storie gialle ore piacevoli.
Anche se la fine è nota, non è bello anticiparla, e la quarta di copertina sta lì apposta per chi vuole sapere qualcosa della storia narrata: ad essa vi rimando, e approfittiamo di questo tempo in compagnia per annusarlo assieme, questo Inganno.
C’è anzitutto un odore di garum, non sempre gradevole ma c’è a chi piace, che è quello di Roma Imperiale. Roma sempre presente nel racconto, quasi un personaggio a sé. Roma imperiale nell’accezione di decadente, disillusa, stanca. Terribilmente attuale, purtroppo.
C’è anche la fragranza di un altro romanzo, amatissimo, “La donna della domenica”: per il taglio introspettivo, per alcuni tratti dei personaggi, per il legame così forte della narrazione con città invero così diverse (Torino e Roma) ma ora in questo tempo tanto assimilabili, per quel non so che di sessualmente morboso, là forse un po’ meno e qui un po’ più evidente, che si rispecchia nel cinismo di certe vicende e nel degrado di certe scene.
C’è infine odore asprigno di “giallo”, perché Sabatini -sappiatelo!- conosce e domina tutte le regole del genere, e lo si tocca con mano.
Acquisito quanto sopra, che non è poco, ci si chiederà ora In cosa si distingue “L’inganno dell’ippocastano”. Forse nella figura di Malinverno, il giornalista protagonista, così maschio nel bene e nel male da risultare originale nel panorama degli investigatori moderni? Nella capacità di movimentare con cambi di scena un modo di narrare introspettivo, che quindi potrebbe alla lunga risultare un po’statico?
Per me “L’inganno” si distingue fra gli altri romanzi del genere, e acquista valore attuale, non tanto per ciò che è, ma per ciò che sarà. Come si svilupperà la diade Malinverno-Guerci, così funzionale alla narrazione, e tanto naturale in un gioco di specchi fra i due personaggi di carta e la personalità dell’Autore? I riferimenti all’attualità, così meravigliosamente profetici nell’Inganno, resteranno una nota tipica nel nuovo romanzo di Sabatini? E, se sì, come si evolverà questo rapporto con il reale? In una astrazione realistica, come ci si aspetta dalla vera letteratura, o in un manierismo di per sé molto efficace. ma destinato a rimanere confinato nel perimetro di un ombrellone durante una lettura estiva?
Lo scopriremo solo leggendo l’imminente “Primo venne Caino”, in uscita il 25 gennaio 2018: nell’attesa, chi non l’avesse ancora fatto ha giusto il tempo per procurarsi “L’inganno dell’ippocastano”, magari approfittando dell’uscita per le edizioni Tea tascabile.

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